Mi chiedo se la lince sia là dietro; da me si farebbe vedere? Dov’è? La lince si muove in silenzio, da qualche parte, qui fuori. Se custodisce un segreto, dovremo offrirle in cambio qualcosa, perché ce lo riveli.

È la lince, ad accoglierci. Lì, sulla copertina, con quel suo sguardo di avvertimento, di minaccia, quasi. Ci conduce in una casa dell’Appennino tosco-emiliano, immersa nel buio della notte. All’interno, una bottiglia di grappa, due bicchieri, il fuoco di un camino che diffonde una luce calda e instabile e dipinge mostri sulle pareti. E due uomini, soli in una stanza, seduti al tavolo, che si scambiano silenzi, segreti, bugie e sofferenze. A scandire il tempo di quella notte, il riempirsi e svuotarsi dei bicchieri e le tacche incise sulla bottiglia, segni del limite fino al quale i due possono spingersi.
Da una parte del tavolo c’è Davide, con un matrimonio fallito alle spalle ma ancora innamorato della Silvia. Un uomo semplice, un ragazzo fragile e insicuro prigioniero nel corpo di un adulto, che si definisce un «buono di nulla» perché privo di coraggio e determinazione. Se ha perso tutto ciò che di bello aveva costruito nella vita, è stato perché ha sempre vissuto nella paura di perderlo. Dall’altra parte Giampiero, aiutante del padre di Davide nella storica falegnameria. Sposato con l’Ida praticamente da sempre, non si è quasi reso conto di aver avuto una vita felice, l’ha vissuta e basta, senza pensarci troppo.
Mentre fuori il vento infuria sempre più forte e una lince sembra aggirarsi nel bosco, i due uomini si raccontano i loro segreti, in una confessione notturna che ripercorre le loro esistenze, ognuno con la propria versione della storia: il rapporto difficile e ricco di fraintendimenti tra Davide e suo padre, e quello più intimo ma non meno silenzioso con la sorella; l’incendio che ha lasciato Giampiero con una mano carbonizzata; l’amore di Davide per le api, esseri fragili come lui, e come lui pieni di voglia di resistere; e la fine di un amore, che ha condotto la Silvia lontano dal paese e ha lasciato Davide in balia dell’alcol e della violenza. La notte scivola via lenta, il dialogo prende sempre più forza. Se si interrompe, qualche volta, è perché qualcuno si alza a ravvivare il fuoco del camino.
Sandro Campani ci racconta la storia di questi uomini con un linguaggio concreto e incontaminato, che ha il sapore della terra e l’odore umido dei boschi, e che non teme di chiamare le cose con il proprio nome, senza bisogno di allusioni. La scrittura corre precisa e meticolosa, a tratti nostalgica. Ci trasporta nel ricordo di quello che è stato e non sarà più, tra pagine cariche di commozione e lacrime e sconfitta, verso un finale splendido e suggestivo, che ci invita a tenere duro, a farci forza e ad accettare quello che siamo stati e saremo. E quando chiuderemo il libro per l’ultima volta e ci soffermeremo a guardare la copertina, noteremo che la minaccia che vedevamo negli occhi della lince è scomparsa, e ha lasciato il posto a uno sguardo protettore.
Titolo: Il giro del miele
Autore: Sandro Campani
Editore: Einaudi
Anno: 2017
Pagine: 242
Età di lettura: da 16 anni
Prezzo: 19,50 euro
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